Negli ultimi anni lo scenario degli investimenti dei grandi patrimoni è radicalmente cambiato, complice l’azzeramento sostanziale dei rendimenti da interessi sui conti correnti e una crescente ricerca di soluzioni più performanti e sofisticate. I ricchi — tra milionari e ultra-high net worth individuals — hanno ridefinito le loro strategie di allocazione, riducendo drasticamente l’esposizione su giacenze liquide e cercando opportunità di crescita e protezione del capitale in contesti diversificati e internazionali.
L’evoluzione delle preferenze: meno liquidità, più diversificazione
La tendenza a detenere grosse somme sui conti correnti, una volta normale anche per motivi di sicurezza e gestione operativa, oggi viene vista come controproducente. Scompaiono i guadagni da interessi sulle giacenze bancarie, annullando l’attrattiva di strumenti passivi in tempi di inflazione e volatilità. I dati mostrano come, attualmente, i milionari mantengano in media solo il 25% della loro ricchezza in denaro liquido o equivalenti, prevalentemente per esigenze di riserva e prontezza nei confronti di opportunità d’investimento o crisi di mercato, mentre la percentuale restante viene allocata su asset diversificati e strategici.
Questa quota di liquidità ha uno scopo eminentemente pragmatico: fungere da fondo di emergenza o da “polmone” per cogliere occasioni temporanee che richiedano rapida operatività senza dover smobilizzare investimenti più strutturati.
Le asset class preferite dai grandi patrimoni
L’approccio dei ricchi si basa su un concetto chiave: diversificare per ridurre il rischio e cogliere vantaggi da trend di lungo periodo. Secondo le analisi finanziarie più recenti, gli investimenti dei milionari italiani (ma la dinamica è simile nei grandi centri finanziari globali) si suddividono tipicamente tra:
- Azioni e fondi comuni d’investimento: rappresentano il 40% circa del patrimonio investibile tra i più facoltosi nel nostro paese, fornendo opportunità di crescita nei mercati finanziari e mediante la partecipazione ai successi delle imprese quotate.
- Private equity: la quota investita in società non quotate (startup, aziende in crescita, operazioni di buyout) sfiora il 17,7%. Questa asset class è particolarmente amata da chi vuole “detenere valore” in progetti ad alto potenziale, spesso in prima persona o con il supporto di società specializzate.
- Immobili: il real estate resta un pilastro, con circa il 15% del portafoglio destinato a immobili residenziali, commerciali o di pregio, non solo come asset rifugio ma anche come fonte di reddito attraverso locazioni e compravendite.
- Investimenti alternativi: il 46% dei patrimoni più consistenti viene oggi convogliato verso strumenti non tradizionali come hedge fund, materie prime, arte, collezionismo, infrastrutture e investimenti tecnologici. Questi canali consentono di allontanarsi dai normali cicli di borsa, offrendo corsie di rendimenti meno correlati ai mercati azionari e obbligazionari.
- Polizze vita e piani pensionistici: cassaforte fiscale e strumento di pianificazione successoria, rappresentano il 18% circa della ricchezza finanziaria investibile.
- Obbligazioni: sempre presenti ma in ruolo più ridotto (8%), risentono del clima di bassi tassi d’interesse, diventando più strumenti protettivi che fonti primarie di rendimento.
La ricerca di fiscalità vantaggiosa e nuovi hub internazionali
Un fattore altrettanto strategico nelle scelte dei ricchi è la pianificazione fiscale e la riorganizzazione della residenza. Le dinamiche globali confermano che molti milionari stanno migrando verso paesi in cui la giurisdizione offre regimi agevolati e solidità normativa. L’Italia, in particolare, sta vivendo un boom di nuovi residenti facoltosi attratti da flat tax su grandi patrimoni e qualità della vita, superando destinazioni come la Svizzera anche per l’arrivo di personalità note della finanza internazionale, della tecnologia e dell’imprenditoria.
Secondo report di settore, il nostro Paese ha accolto nel 2025 circa 3.600 nuovi milionari, posizionandosi tra le prime destinazioni mondiali per l’arrivo di grandi patrimoni. Questi trend sono spesso legati non solo a motivi fiscali ma anche a stabilità, cultura, sicurezza e possibilità di integrare investimenti nel tessuto imprenditoriale locale.
Contemporaneamente, alcuni dei tradizionali hub di ricchezza come il Regno Unito stanno registrando un’emorragia di patrimoni, complice l’eliminazione di regimi di favore per i “non dom” e una crescente pressione fiscale. La geografia della ricchezza mondiale si sta quindi ridisegnando sotto la spinta di politiche più attraenti verso capitali e investitori globali.
Cambiamenti culturali e nuovi modelli di gestione patrimoniale
L’era dell’accumulo immobilizzato sembra tramontata: i grandi patrimoni adottano sempre più una logica imprenditoriale anche nella gestione familiare e personale della ricchezza. Si assiste così a una crescente collaborazione con family office, società di consulenza e banche internazionali dedicate che offrono servizi personalizzati di asset management, estate planning, filantropia e protezione intergenerazionale.
Alcune tendenze emergenti:
- Investimenti sostenibili ed ESG (Environmental, Social, Governance): si moltiplicano le iniziative dei ricchi volte a sostenere imprese e progetti attenti a sostenibilità ambientale, governance trasparente e impatto sociale, accedendo a un doppio rendimento — finanziario e reputazionale.
- Asset digitali e tecnologia: la crescente alfabetizzazione verso strumenti come criptovalute e blockchain apre nuovi orizzonti di diversificazione, pur con gestioni altamente prudenziali e quote limitate della ricchezza complessiva.
- Collezionismo e passion asset: arte contemporanea, vini pregiati, orologi e auto d’epoca rappresentano non solo status symbol, ma opportunità alternative di tutela e rivalutazione del capitale.
Rilevante infine la dimensione filantropica: molti milionari strutturano fondazioni e trust di impatto sociale come parte integrante delle strategie di lungo periodo, combinando responsabilità etica e vantaggio fiscale.
Considerazioni finali e implicazioni per il futuro
Con la fine dell’epoca dei conti remunerati come semplice vettore di ricchezza, le élite economiche stanno ridefinendo in chiave moderna e poliedrica il concetto stesso di accumulo e gestione patrimoniale. Se la diversificazione resta la parola d’ordine, ciò che segna il passo è la capacità di adattamento a scenari in rapida evoluzione, anticipando trend e tutelando il valore nel tempo.
Questa riorganizzazione influenza anche la sfera della consulenza finanziaria e del mercato immobiliare di lusso, mentre le nuove generazioni di ricchi si mostrano più propense all’innovazione, all’impegno sociale e all’impiego di tecnologie avanzate nella tutela dei propri capitali. Le scelte degli ultra-high net worth individuals, dunque, fanno spesso da apripista a soluzioni che, in seguito, vengono adottate anche da un pubblico più vasto, ridefinendo modelli di investimento e di crescita patrimoniale nell’era post-interessi bancari.